Dopo la lettera aperta inviata dal sindaco Vincenzo Pellegrino alla Regione Calabria, a seguito della sospensione del voto per la modifica dei confini territoriali dei Comuni di Amantea e Serra d’Aiello, una nuova missiva agli organi istituzionali arriva dall’associazione “Ritorno alle Origini di Temesa”.
I sostenitori del referendum per la separazione di Campora San Giovanni e la nascita del nuovo Comune di Temesa hanno infatti inteso inviare ai presidenti Roberto Occhiuto e Filippo Mancuso innanzitutto i loro ringraziamenti per aver voluto accogliere i sentimenti di autonomia delle comunità di Serra D’Aiello e di Campora San Giovanni.
Ribaditi obiettivi amministrativi di unione e sviluppo
La lettera aperta del comitato promotore del referendum è occasione per esternare e sottolineare ancora una volta gli obiettivi che hanno mosso la richiesta di autonomia e l’avvio delle procedure necessarie al voto.
Questa Associazione ha l’obiettivo di realizzare, secondo l’iter stabilito nella suddetta proposta di legge, oltre alle ragioni storico-culturali dei due territori, l’unione di Serra D’Aiello e Campora San Giovanni, in una sola realtà politica ed amministrava giustificata con le esigenze decennali di:
a) Dotare il territorio di una adeguata amministrazione, che autonoma, possa finalmente coinvolgere i cittadini nelle decisioni pubbliche;
b) Dare slancio alla crescita economica e sociale indirizzando le risorse locali verso lo sviluppo del territorio;
c) Rilanciare il turismo archeologico, ambientale ed enogastronomico non solo per un limitato periodo dell’anno;
d) Offrire ai cittadini servizi più efficienti e modernizzando le infrastrutture.
Vogliamo in sostanza essere i veri protagonisti del nostro futuro affrancandoci da Amantea da cui sentiamo, già dagli anni 70/80, una lontananza, che ha ridotto il nostro territorio ad una appendice amministrativa, gestita nel corso del tempo in modo scarsamente efficace e poco aderente alle aspirazioni legittime di una comunità operosa.
Accuse per la scarsa attenzione e il declino
Tra le righe indirizzate ai massimi rappresentanti regionali compare il dettaglio degli elementi che nel tempo hanno fatto crescere il senso di abbandono da parte della comunità di Campora e la volontà di poter prendere decisioni in autonomia, per il bene del territorio della frazione nepetina.
Il riferimento è anche a quelle infrastrutture che in questo periodo sono al centro del dibattito sul referendum stesso, come il porto e i P.I.P..
I servizi comunali, nel tempo, sono progressivamente diminuiti fino a toccare standard non più tollerabili, mentre la tassazione locale ha toccato già da molto livelli massimi anche per le note vicende giudiziarie che hanno interessato il Comune che oltretutto si trova in un forte stato di indebitamento.
La visione amministrativa è stata strabica ed anche carente nella gestione del porto che doveva essere una infrastruttura strategica ma non è mai stata adeguatamente valorizzata facendola diventare quasi marginale.
Anche i P.I.P. che godono di scarsi servizi comunali, negli anni sono stati abbandonati, e se non fosse per l’impegno quotidiano delle imprese che vi operano avremmo assistito ad un declino ineluttabile.
Questi sono in una estrema sintesi i sentimenti ed motivi che ci spingono a credere fortemente nella nostra autonomia, cresciuti nel tempo ed ormai radicati dentro ognuno di noi.
Confidiamo nella giustizia amministrativa anche in virtù delle certezze che abbiamo nella definizione dell’iter amministrativo adottato dal Consiglio Regionale che Lei guida con correttezza della quale siamo certi anche per la sensibilità verso le ragioni di un territorio che da anni aspira alla propria autodeterminazione.
Conosciamo, ma non condividiamo, le ragioni dell’amministrazione di Amantea che sono usate solo in modo strumentale al fine di ostacolare con pervicacia il libero diritto all’esercizio del voto referendario al quale noi, con fiducia, ci vogliamo vincolare.