La stagione estiva per le città lungo la costa significa prevalentemente mare. E mare per la città di Amantea equivale anche a porto.
Quella che dovrebbe essere un’infrastruttura di sviluppo economico si sta rivelando in questi giorni un’ulteriore fonte di disagio e di criticità.
La Capitaneria di Porto ha infatti interdetto l’accesso a tutti i natanti che hanno un pescaggio superiore ai 60 cm.
Opportunità di sviluppo o investimento perso?
Il porto turistico di Amantea rappresenta una struttura con un grande potenziale per l’area del basso Tirreno cosentino. Non a caso è stato uno degli argomenti di punta nel corso della contesa referendaria per la separazione di Campora San Giovanni dal Comune di Amantea.
Si è dibattuto a lungo sull’eventuale assegnazione dell’infrastruttura in caso di scissione. I sostenitori della proposta referendaria spingevano per farla rientrare nel nuovo Comune di Temesa in virtù di una attribuzione geografica e territoriale, mentre il Comune di Amantea e i fautori dell’unione sostenevano la necessità di mantenere la proprietà in capo all’amministrazione nepetina.
In primavera l’amministrazione comunale, su segnalazione degli stessi diportisti, si era attivata anche per avviare azioni di miglioramento strutturale, installando una nuova draga.
Interventi che a distanza di qualche mese non hanno però dato i risultati sperati, se ad oggi chi usufruisce dei servizi e degli spazi del porto lamenta carenze e inefficienze, avanzando anche possibilità di rischi per le stesse imbarcazioni.