Il 1 settembre ha un po’ il sapore del giorno di Capodanno. Nell’immaginario collettivo segna il rientro dalle ferie, la ripartenza di attività e progetti, l’avvicinarsi della riapertura delle scuole.
E se questa data coincide con l’inizio dell’autunno per il calendario meteorologico, in realtà facendo i conti la stagione delle foglie cadenti appare ancora lontana.
Gli ultimi giorni caratterizzati dalla pioggia e da temperature al di sotto delle medie stagionali hanno dato l’impressione di poter rimettere a posto costumi da bagno e ombrelloni. Eppure le previsioni meteo annunciano un ritorno di cielo sereno e sole, con rialzo della colonnina di mercurio.
Il dibattito è aperto anche tra commercianti e imprenditori che operano nelle località turistiche, soprattutto nelle zone di mare, e che organizzano la loro attività della stagione sulla maggiore o minore presenza di visitatori.
In un lembo di terra con un clima prevalentemente favorevole e l’opportunità di usufruire di paesaggi e località invidiabili, pensare che la data del 31 di agosto segni la chiusura della stagione balneare costituisce un atteggiamento miope e penalizzante.
Nonostante il tema della destagionalizzazione ritorni spesso sui tavoli della politica e dei diversi settori economici, restano però ancora grandi vuoti nelle scelte concrete.
A mancare forse è una visione collettiva delle opportunità di sviluppo che si spinga oltre i mesi di luglio e agosto e dunque una progettualità condivisa a più livelli.
Dopo il periodo difficile della pandemia da Covid 19 già dallo scorso anno si è registrato un deciso incremento delle presenze turistiche in Calabria, attestandosi però ancora al di sotto delle cifre precedenti registrate nel 2019. Numeri in crescita per i pernottamenti e per la preferenza accordata dai turisti stranieri.
E proprio il flusso di visitatori dall’estero dovrebbe essere l’elemento da analizzare e tenere in considerazione per mantenere attivi servizi e offerte nel mese di settembre.
Nelle città e nei centri più densamente popolati da qualche anno si punta sul fattore culturale, con l’organizzazione di festival che possano attrarre l’interesse e la curiosità. L’impressione è restano delle piccole nicchie di progettualità, dei tentativi avulsi da un più complesso disegno di sviluppo economico.
Il lavoro da fare implica necessariamente il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i soggetti interessati, dalla politica all’economia, dalla dimensione regionale a quella locale delle amministrazioni comunali. O forse un vero e proprio cambiamento di mentalità.
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