Il Circolo “Moro-Berlinguer” resta fermo sulle sue posizioni contrarie alla separazione di Campora San Giovanni da Amantea, sostenendo con forza le proprie preoccupazioni, soprattutto sul futuro delle comunità e dello sviluppo dei territori interessati.
Con una nota stampa il direttivo anticipa l’appuntamento di domani 6 gennaio, con il primo comizio referendario organizzato dall’associazione “Ritorno alle origini di Temesa”, nella piazza San Francesco di Campora.
Il circolo del PD esprime forte preoccupazione sul Referendum scissionista. Esso rappresenta oggettivamente una frattura traumatica nella storia e nella vita della intera comunità amanteana. È una scelta antistorica e avventurista. Una azione prevalentemente divisiva, basata su un armamentario di argomenti che, in maniera populista, fa leva su una “rinchiusura” municipalista, la cui unica risultante non è quella della tutela degli interessi generali e del bene comune.
Soprattutto nell’attuale momento storico sarebbe necessario, invece, valorizzare sentimenti di unione tra città, territori e comunità. È notorio che le politiche pubbliche a livello europeo e nazionale, nonché le esperienze che vanno susseguendosi in Calabria e nell’intero Paese, sono fortemente orientate verso la promozione di forme associative, di unione e fusione e non rivolte a fomentare ulteriori frammentazioni della rete dei Comuni. Nel caso specifico, è fin troppo palese che la separazione tra Campora ed Amantea crea due debolezze e nessun punto di forza.
Del resto, lo stesso quesito referendario è basato sull’artificio giuridico della modifica dei confini territoriali e non è un atto propositivo finalizzato, con un percorso trasparente, alla istituzione di un nuovo Comune. Tale artificio, oltretutto, non è supportato da nessun progetto di riordino istituzionale e amministrativo, rivolto al reale sviluppo dell’area territoriale interessata.
Il tema dello sviluppo di Campora non può essere affrontato e risolto sul terreno della schermaglia burocratica. I promotori della separazione si stanno assumendo la responsabilità di compromettere la crescita e l’ammodernamento dell’intero comprensorio del sud tirreno cosentino. Il referendum è prevalentemente contrassegnato da sentimenti di protesta, capaci di generare solo frammentazione e indebolimento dell’attuale sistema territoriale locale, senza alcuna capacità di indicare una prospettiva reale di sviluppo.
Il ritorno alle origini di Temesa, così concepito, sarà espressione di un fenomeno di regressione sociale e territoriale.
La nuova città di Temesa non potrà essere la risultante di un artificio e non della volontà di interpretare e dare attuazione ad un comune sentire delle popolazioni residenti nell’ambito di un Comprensorio che include ben nove Comuni, la cui ambizione rimane quella della costituzione di una nuova Città unica, dove già oggi risiedono circa 30.000 abitanti.
È il principio dell’unione e non quello della divisione che rende più forte ed attrattivo il nostro territorio. L’obiettivo referendario sottintende solo una scelta di potere, manifestamente di interesse per pochi e non certamente a favore della Comunità.
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