Dopo la preoccupazione espressa dai sostenitori del referendum in merito alle lentezze burocratiche, a carico soprattutto del Comune di Amantea, e dopo l’attenzione posta dal Circolo Pd cittadino sulla scarsa trasparenza rispetto ai rapporti economici e patrimoniali derivanti dall’eventuale separazione di Campora San Giovanni, il dibattito sembra nuovamente spostarsi su un piano più alto, addirittura sul diritto alla libera scelta democratica dei cittadini.
A gettare il sasso l’esponente del Partito Democratico Enza Bruno Bossio, intervenuta all’assemblea degli iscritti e delle iscritte del Circolo “Moro-Berlinguer” di Amantea, qualche giorno fa. Dalle sue parole è trapelata una seria indignazione rispetto alle procedure seguite dai vertici istituzionali, anche del proprio partito, nell’iter di promulgazione della legge regionale e del referendum di separazione. Un atteggiamento che sembra non tener conto delle istanze locali e del territorio interessato.
Alle parole dell’ex deputata fa eco l’associazione “Ritorno alle origini di Temesa” che rivendica proprio il diritto alla libera autodeterminazione dei cittadini di Campora San Giovanni e di Serra d’Aiello, chiamati con il nuovo anno alle urne.
Richiamando l’art. 133 della Costituzione, l’associazione ripercorre ancora una volta le tappe che hanno portato al voto del prossimo 22 gennaio. Facendosi portavoce dell’ultradecennale e noto malcontento dei cittadini camporesi verso l’amministrazione comunale amanteana, ha richiesto l’aggregazione della propria frazione confinante con il Comune di Serra d’Aiello il quale si è espresso, all’unanimità, favorevolmente. Da lì, tutto è partito e il percorso nel frattempo è stato costellato da due sentenze favorevoli del TAR di Catanzaro che si è espresso con due ordinanze sui ricorsi cautelari del Comune di Amantea volto a neutralizzare il libero svolgimento della consultazione referendaria deliberata dal Presidente della Regione Calabria.
A questo excursus l’associazione aggiunge considerazioni veementi sui toni e sui modi utilizzati dai detrattori del referendum. La vicenda però da diverse settimane sta volgendo verso una china che nulla ha a che vedere con i diritti e il merito nudo e crudo.
E chiama direttamente in causa anche l’esponente del PD. Mercoledì scorso, abbiamo letto sul Quotidiano del Sud che una notissima esponente politica cosentina, dal grande futuro politico ormai alle spalle, ha dato manforte ai fantasmi erranti asserendo, udite udite, che al Ministero dello Sviluppo economico operi un personaggio di rilievo che vorrebbe “scippare Campora ad Amantea”. Questa fantasiosa signora, male informata, dovrebbe avere maggiore riguardo verso le istituzioni e propri rappresentanti, non denigrarli fino alla delegittimazione. Se sa, parli, denunci e faccia nomi e cognomi.
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