Dopo la decisione del Tar di respingere la richiesta di sospensiva del comune di Amantea, si alimenta il dibattito sulla futura scissione di Campora San Giovanni.
Il comitato “Ritorno alle origini di Temesa”, promotore tra gli altri di questa battaglia, avvalora le proprie tesi e le proprie motivazioni con il contributo dell’archeologa Margherita Perri, puntando i riflettori sull’importanza della memoria per recuperare e salvaguardare l’identità della comunità camporese.
La costruzione di una identità storica – scrive la dottoressa sulla pagina Facebook Progetto Temesa – è necessaria per la salvaguardia della memoria collettiva. Il motivo della volontà di distacco della frazione di Campora San Giovanni dal comune di Amantea, in favore del comune di Serra d’Aiello, è da ricercarsi in motivazioni politiche, culturali ed economiche. Ma è l’importanza di chiamarsi Temesa, appartenente alla nostra storia più remota, il trait d’union dal quale ripartire, per riscrivere una storia nuova ma sempre congiunta. La storia è una dinamica trasformazione, ma non si può certamente ignorarla. La condivisione di un passato così arcaico non può che rappresentare un fattore di sviluppo per il territorio, andando alla ricerca di una memoria identitaria antica e di forte valenza simbolica.
Dai versi di Omero agli scavi archeologici moderni
La dottoressa Perri parte dalla propria esperienza di studiosa e di ricercatrice sul campo, per fornire elementi validi ad arricchire la discussione.
Il riferimento principale, che costituisce la base da cui origina ogni collegamento, è la letteratura antica. Rimandi a Temesa infatti sono presenti già negli scritti omerici, in particolare nel primo libro dell’Odissea.
Io mi onoro di essere Mente, figlio del valoroso Anchialo, e regno sui Tafi, navigatori eccellenti.
Sono appena sbarcato qui con la mia nave e i miei compagni, mentre navigavo sul mare oscuro verso altri popoli: andavo a Temesa in cerca di rame; porto in cambio ferro lucente.
Parole che hanno acceso grande interesse nel corso dei secoli intorno alla collocazione geografica di questa città e alla sua importanza nei commerci con la Grecia. Allo stesso Strabone, – ricorda la studiosa – nel I secolo, era nota questa diatriba, tale da fargli affermare che la Temesa omerica era da riferirsi alla città del Bruzio, non alla Tamasso di Cipro. Né si può accettare una ipotesi di identificazione con Brindisi, risalente al secolo scorso, con un progresso della ricerca scientifica di oltre quarant’anni.
Diatriba ed interesse che hanno aperto la strada per l’attività sul territorio delineato tra i fiumi Oliva e Savuto, a cui fa diretto rimando Margherita Perri citando studiosi di calibro internazionale. E proprio le ricerche che continuano a svolgersi, tra le pendici di Cozzo Piano Grande, Imbelli, Carratelli, Campora San Giovanni, e lungo la pianura della Principessa, mettono in luce l’esistenza di un antico stanziamento, a partire dall’epoca neolitica fino al Medioevo.
La conclusione dell’archeologa dunque è che Temesa è, di fatto, il nome con il quale i Greci identificarono il nostro territorio, con lo scopo di “valorizzarne” la storia, che seppur mitica è l’intreccio di contatti e commistioni culturali.